Città

Per il 55% i terrestri vivono in città, con il record del Giappone, la cui popolazione urbana arriva al 91,6% (dunque, nelle campagne, non c’è praticamente più nessuno). A parte l’incognita delle pandemie, la popolazione urbana tende a crescere: 60% entro il 2030, con 1.416 città abitate da più di mezzo milione di abitanti (per un totale di 2,9 miliardi di uomini e donne contro i 2,2 di adesso). «Poiché gli abitanti della Terra aumenteranno nel frattempo dai 7,8 miliardi attuali agli 8,5 previsti per il 2030, ecco che l’intero aumento della popolazione mondiale dei prossimi dieci anni sarà esclusivo appannaggio delle città più grandi del pianeta». Sempre facendo riferimento al 2030, le città con più di cinque milioni di abitanti saranno 109 e tutte si troveranno in pianura. Altra tendenza generale: abbandonare le aree meno accessibili per quelle più accessibili. È la ragione per cui la popolazione urbana in Italia, oggi al 70%, non crescerà più di tanto. Il Paese ha solo il 23,1 per cento di pianure, contro il 35,2 per cento di montagne e il 41,7 di colline. Inoltre: «Tra i Paesi a reddito più alto (1,2 miliardi di abitanti) e quelli a reddito più basso (700 milioni di abitanti) il divario di popolazione urbana è abissale: l’81,5 per cento nei primi contro il 32,2 per cento nei secondi. Nel mezzo c’è una ressa di Paesi nei quali l’uomo urbano ha numericamente sopravanzato l’uomo rurale. Australia-Nuova Zelanda, Nord America, America del Sud, Nord Europa superano tutte l’80 per cento di popolazione urbana, lasciando molto indietro l’Asia (50 per cento) e l’Africa (42,5 per cento).
«In Africa, dove la proporzione di popolazione urbana è raddoppiata in vent’anni, stiamo assistendo all’esplosione di megalopoli di dimensioni inimmaginabili, al di fuori di ogni logica urbanistica e residenziale e nell’assoluta carenza dei servizi essenziali di abitazioni, elettricità, trasporti, sanità, scuola. Kinshasa, nella Repubblica Democratica del Congo, e Lagos, capitale della Nigeria, entrambe oltre i 13 milioni, supereranno i 20 milioni già entro il 2030, con Lagos destinata addirittura a raggiungere i 50 milioni di abitanti, e diventare così la più grande città del mondo – superando Delhi, che a sua volta con 39 milioni di abitanti supererà Tokyo entro il 2030 – nella seconda metà del secolo» [Volpi, Lettura].

“La notte di un’epoca” di Massimiliano Valerii

«La società del rancore ha da una parte un
fondamento concreto: il blocco dei processi
di mobilità sociale, una novità nella nostra
storia: dal dopoguerra in poi lo sviluppo
contava su un meccanismo di progressione
lineare»,(…)«Ma dall’altra parte
è determinata da fattori immateriali, come il
naufragio delle tre grandi narrazioni post-i-
deologiche dominanti dal 1989 in poi: il so-
gno infranto di un’Europa unita. La globaliz-
zazione, che invece di beneici e vantaggi ha
generato sovranismi, guerre dei dazi e “for-
gotten people” minoranze dimenticate e ri-
maste indietro. Il mito tecnologico che al
posto della democrazia ha fatto emergere gli
oligopoli dei giganti della rete, fake news e
post verità. La conseguenza è una nuova antropologia dell’insicurezza: uno stato
di “delazione delle aspettative”, che si impo-
ne come categoria dello spirito del tempo».

Stanno succedendo cose
che non erano mai accadute prima. Non si
era mai veriicata, ad esempio, un’integrazio-
ne così forte della potenza della tecnica nelle
vite personali di ciascuno con livelli simili di pervasività. La celebrazione digitale dell’«io»
è il trionfo dell’individualismo, e si muove
parallelamente alla frantumazione dei palin-
sesti di senso collettivi»

Vivir en las ciudades

Una ciudad abierta es una ciudad que permite que pasen cosas simultáneamente, más bazar que catedral. Una ciudad que no pierdapuntos de referencia, identidad propia, pero al mismo tiempo porosa, capaz de absorber sin cambiar de forma.

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