Trento I rriconoscibile. Poche città italiane, in mezzo secolo, sono cambiate quanto Trento. Negli anni Sessanta era un cupo corridoio post-bellico di transito tra Verona e il Brennero, una grande caserma in disarmo, un mega ufficio per gli impiegati pubblici, pendolari dalle valli alpine: viveva ricordando l’epoca d’oro cinquecentesca del Concilio cattolico. Oggi è il campus universitario e della ricerca avanzata più ambito del Paese, la destinazione turistica urbana più sofisticata, l’icona della rinascita culturale e ambientale nazionale, ricca di festival ed eventi di livello internazionale. Due dati. In una piccola città di 117 mila abitanti, gli studenti universitari sono passati da 3 mila a oltre 16 mila, provenienti da tutta Europa. I visitatori nel 1989 erano centomila all’anno: nel 2017 hanno pernottato per almeno una notte oltre 1,1 milioni di turisti. In dieci anni alberghi e ristoranti sono passati da 500 e 628 e il boom non accenna a finire. «Conoscenza e bellezza – dice il sindaco Alessandro Andreatta – sono i due motori della rivoluzione.TRENTO