Le città e il turismo, Pier Luigi Cervellati e Massimo Cacciari

Pier Luigi Cervellati. Urbanista:

Perché dovrei affittare un appartamento a chi vorrebbe risiedervi se mettendolo su Airbnb guadagno quattro volte tanto con un affitto turistico per una settimana o un week end? A Firenze, a Roma e anche altrove una parte crescente di abitazioni in centro non appartiene a residenti. Non parliamo di Venezia. Ora, non dovunque, ma lo spopolamento è spaventoso».
Quali sono le conseguenze?
«Senza residenti non c’è città. Né storica né d’altro tipo».

Massimo Cacciari. Filosofo:

Bisogna partire da una visione realistica non dalle utopie». Massimo Cacciari risponde a Pier Luigi Cervellati, intervistato ieri
su Repubblica da Francesco Erbani sulla questione dello svuotamento dei centri storici ridotti a grandi shopping center, quasi con stupore: «Ma di cosa stiamo parlando? Come si può solo
pensare di eliminare i turisti dai centri storici e riportarci i
residenti? Sono ragionamenti da anime belle». Per il filosofo abituato a riflettere sulla razionalità moderna e sulle trasformazioni della polis, e che è stato per anni sindaco di Venezia, la denuncia di Cervellati pecca di astrazione.
Perché le sembra irrealistico immaginare di ripopolare la città
storica risanando le abitazioni?
«Sarebbe un’idea strepitosa se fosse fattibile, ma non lo è. Tutte le
persone ricche e straricche che abitavano sul Canal Grande quando ero ragazzo hanno scelto di andarsene perché i costi di
manutenzione di una residenza storica sono incompatibili con le
tasche di chicchessia»

Cervellati propone soluzioni per non lasciare il centro
cittadino solo ai supermercati o ai grandi negozi di abbigliamento.
«Sono discorsi destinati a cadere nel vuoto perché ignorano il contesto storico, economico, sociale in cui ci troviamo. Sono proposte assolutamente irrealizzabili, sia nei centri storici italiani sia in quelli di Parigi, Vienna o Londra. A Manhattan come a Trafalgar Square. Il fenomeno che viviamo in Italia è analogo a
quello di tutti i centri storici delle maggiori città del mondo, dove
funzioni più redditizie di quelle residenziali diventano competitive».
Sta parlando dei soldi portati dal turismo?
«Sa qual è la verità? Che molti importanti edifici del centro di
Venezia e di Firenze sono stati salvati dall’attività ricettiva. Senza
la possibilità di trasformarli in strutture turistiche, molti edifici
importanti sarebbero crollati».

Dunque dovremmo ribaltare tutto e arrivare a dire che sono i turisti a salvare le città?
«Il turismo dà da vivere,direttamente o indirettamente, a
30- 40 mila famiglie soltanto a Venezia. È uno dei nostri massimi
settori industriali, ci rende competitivi».
Ci sarà però un modo per venire a patti con la realtà senza
snaturarla?
«Il problema italiano è che stiamo diventando una monocultura. Il turismo dovrebbe affiancarsi ad altro. Dovremmo riuscire a far
decollare nei centri storici altre attività, direzionali e terziarie:
aziende, centri di ricerca, attività diformazione, università».

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