LE INVASIONI BARBARICHE. (Manuela mimosa ravasio)

L’ultima, per ora, è la proposta del sindaco di Venezia che vorreb-
be introdurre multe da 50 a 500 euro per chi osa rifocillarsi seduto in strada o sui gradini della città. Ma ad agosto la
mozione anti-panino c’era stata anche a Firenze, dove la folla in
coda in via de’ Neri per un boccone da L’Antico Vinaio (al top di
tutte le recensioni di TripAdvisor & Co.) era diventata in sosteni-
bile per il chiasso e gli avanzi sparsi ovunque. Non che sia ser-
vito a molto, visto i turisti armati di schiacciata e finocchiona si sono spostati nelle vicine piazza San Firenze e Loggia dei Lanzi.
Il sovraffollamento turistico,battezzato overtourism dagli
esperti, non è un fenomeno che si disinnesca con un’ordinanza.
Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo, la marea di
viaggiatori pari a oltre un miliardo 300 milioni in giro per il pia-
neta è in aumento costante da otto anni e arriverà nel 2030 a due
miliardi. Una vera invasione transnazionale alimentata da vo-
li low cost, crociere, ma anche da una classe media in vertiginosa
espansione con i viaggiatori cinesi aumentati del 1.380 per cento
in dieci anni (dati World Travel&Tourism Council). Sotto attacco ci sono non solo luoghi-cartolina e città d’arte, ma anche realtà più piccole come San Giminiano, Cinque Terre, Bruges, Car-
cassonne, perché, neanche a dirlo, l’esercito dei vacanzieri pun-
ta ai soliti luoghi comuni, così l’effetto è che a spartirsi i turisti
sono sempre gli stessi Paesi e le stesse città, Italia compresa. «A
Firenze, con 18 milioni di turisti e 350 mila abitanti, la saturazione è raggiunta da tempo» dice Massimo Lensi dell’Associazione Progetto Firenze. «Noi siamo na-
ti per chiedere un turismo che ritorni a essere risorsa economica
e non svendita della città. Si sta perdendo la vera economia del
territorio, appaltando infrastrutture e ricettività a capitali stra-
nieri. Il centro storico ormai abbandonato dai residenti è finito
in affitto a turisti mordi e fuggi».
L’associazione fiorentina in questi giorni darà il via su Change.org a una petizione per chiedere al Parlamento italiano una regolamentazione degli affitti turistici sul modello di esperienze come quelle di Berlino, Parigi e Barcellona. Perché il rischio dell’overtourism è questo: trasformare tutto in un immenso parco a uso esclusivo dei turisti,perdere l’autenticità, le economie del territorio, con il risultato che alla fine tutti sono insoddisfatti: i turisti ingannati in una perenne coda, e i residenti defraudati del loro territorio quotidiano.
Ne La Baixa di Lisbona, secondo il Telegraph la prossima Vene-
zia, ormai ci sono più hotel che abitazioni, nel cuore di Amster-
dam (20 milioni di turisti e meno di uno di abitanti) sono spariti negozi di alimentari e servizi, mentre a Barcellona gli abitanti sono scesi in strada contro la crescita della destinazione turistica degli alloggi che provoca migliaia di sfratti ogni anno. È la turismofobia, spia di un disagio sociale causato da un flusso turistico ormai fuori controllo. «L’educazione al viaggio, l’uso di tecnologie per programmare le visite, il sostegno fiscale per chi difende l’autenticità e persino l’utilizzo dell’imposta di soggiorno per azioni a vantaggio dei residenti, sono tutte strategie per provare a gestire un fenomeno che è globale» dice Maurizio Davolio, direttore dell’Associazione Italiana Turismo Responsabile membro dell’International Organisation of Social Tourism e che dal 16 al 19 ottobre sarà a Lione per il
congresso mondiale a presentare un position paper sul tema. Te-
ma caldo se anche al prossimo Ttg di Rimini (dal 10 al 12 otto-
bre) i riflettori saranno puntati su quello che l’ultimo report
dell’Italian Institute for the Future ha individuato come trend a
lungo termine su scala globale del prossimo futuro: «Il turismo
è ormai un fenomeno esponenziale che chiede agli attori econo-
mici e politici di operare delle scelte. In città che hanno già imposto regole per arginare la speculazione come Vancouver, Berlino o Barcellona, i proventi derivanti da affitti turistici sono calati dal 10 al 50 per cento. Tuttavia,oramai è dimostrato che, al di sopra di una certa quota, di turismo non si vive, anzi», dice il direttore dell’istituto Roberto Paura.
La ragione sta in quello che Mara Manente, direttore Centro
Internazionale di Studi sull’Economia Turistica dell’università
di Venezia, definisce come bilancio di destinazione: «I costi del
sovraffollamento turistico possono essere ben superiori ai benefici: l’aggiunta dei servizi pubblici, l’impiego di persone per la sicurezza, l’aumento dei rifiuti, i costi ambientali, il pericolo di una monocoltura turistica che azzera le attività produttive loca-li». E allora? Meglio avere meno turisti. Meglio avviare, come stanno facendo città come Amsterdam, strategie di demarketing, meglio istruire le guide ufficiali a portare i visitatori in percorsi alternativi, fare accordi con ferrovie e mobilità pubblica,proibire gli affitti turistici dei privati e contingentare i negozi di souvenir, limitare l’accesso alle navi da crociera. Insomma, andate dovunque, ma non qui.

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